Maschile, Femminile, Neutro: il Genere nel Linguaggio
La Giudice è un testo attraversato dal tema del linguaggio e della presunta neutralità che le istituzioni (ma non solo) riconoscono al genere maschile, che neutro non è.
LA giudice
Giudice è un sostantivo epicèno. Epicèno significa ambigenere, che non distingue il maschile e il femminile. Nel mondo delle professioni esistono molte parole epicene – “presidente”, “sindacalista” – e per convenzione, come recitano le linee guida accolte dal Parlamento europeo nel 2008, “si distingue fra la funzione “intesa come categoria generale che descrive le competenze, i poteri e le facoltà a essa collegate”, e la persona fisica che esercita la funzione” (p.5).
Paola Di Nicola, al contrario, ha appreso sulla sua pelle l’importanza di distinguere il maschile ed il femminile e di non nascondere se stessa dietro ad un presunto neutro, per questo vuole anteporre l’articolo femminile alla parola “giudice”.
“Almeno fino alla metà del XX secolo”, scrive Melania Mazzucco nella Prefazione 1 “quanto più erano consapevoli del proprio valore, tanto più le donne rifiutavano caparbiamente l’articolo determinativo o il sostantivo femminile” (p. 7). La stessa Paola Di Nicola, nell‘intervista rilasciata a Time For Equality, sottolinea la tendenza, soprattutto tra le donne che hanno raggiunto posizioni di potere, a qualificarsi utilizzando l’articolo maschile, come se questo fosse un viatico per vedersi riconosciute nella propria professionalità.
La storia della giudice Di Nicola è “la narrazione di un percorso, insieme individuale e collettivo: e l’articolo femminile ne rappresenta il cuore, la ferita e il temporaneo traguardo” (p.7).
Il linguaggio giuridico
In uno dei capitoli conclusivi, Paola Di Nicola affronta il caso specifico del linguaggio giuridico, svelando non solo la violenza del neutro maschile, ma anche i paradossi logici e linguistici che genera. È il caso, ad esempio, della norma che punisce le mutilazioni degli organi genitali femminili, che quando indica la vittima utilizza il genere maschile, “un minore” o “il cittadino italiano o straniero” (Art. 583-bis del codice penale, Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili introdotto dall’art. 6, comma 1, della legge del 9 gennaio 2006, n. 7). “È incoerente, illogico, oltre che impossibile” scrive Di Nicola “che gli organi genitali femminili vengano lesionati a un soggetto maschile (eccetto il caso limite dell’uomo che abbia chirurgicamente modificato gli organi genitali). Eppure il legislatore lo ha scritto solo pochi anni fa e nessuno pare abbia obiettato nulla” (p. 127).
Nel linguaggio giuridico, osserva l’autrice, l’uomo è una categoria onnicomprensiva, il genere femminile viene cancellato “e così cancelliamo, con un tratto di penna, tutte le donne che vengono uccise ogni giorno” (p. 128), proprio perché donne.
Sessismo linguistico – il contesto italiano
La nozione di sessismo linguistico, teorizzata a partire dagli anni ‘60/‘70 dal movimento femminista e successivamente da alcuni studi di sociolinguistica, si riferisce alla discriminazione nel modo di rappresentare il sesso femminile rispetto al quello maschile, attraverso l’uso del linguaggio.
In Italia, la pubblicazione di Alma Sabatini Il sessismo nella lingua italiana (1987) ha contribuito ad estendere il dibattito e a far circolare nell’opinione pubblica il tema della relazione tra identità di genere e lingua. Il testo di Sabatini illustra il ruolo del linguaggio nella costruzione sociale della realtà e auspica un uso della lingua non “sessista”, che non privilegi il genere maschile e non tramandi una serie di pregiudizi negativi nei confronti delle donne, diventando così rispettoso di entrambi i generi.
La figura femminile, infatti, viene spesso svilita dall’uso di un linguaggio stereotipato che ne dà un’immagine subalterna all’uomo. Inoltre, nella lingua italiana, che distingue morfologicamente il genere grammaticale maschile e quello femminile, la donna risulta spesso nascosta “dentro” il genere grammaticale maschile, che viene usato in maniera inclusiva per donne e uomini. Frequente è anche l’uso della forma esclusivamente maschile per alcuni titoli professionali e ruoli istituzionali, anche quando sono svolti da donne: sindaco, chirurgo, ingegnere, architetto, ecc.
Il testo di Sabatini è stato successivamente ripreso nel nel Manuale di stile – Strumenti per semplificare il linguaggio delle pubbliche amministrazioni del 1997, e più recentemente nella direttiva del 2007 Misure per attuare parità e pari opportunità tra uomini e donne nelle Pubbliche Amministrazioni, dove viene rinnovata la raccomandazione a usare in tutti i documenti di lavoro un linguaggio non discriminante dal punto di vista del genere. Molte amministrazioni hanno aderito a questo invito, in particolare, l’Accademia della Crusca ha collaborato con il Comune di Firenze al progetto Genere & linguaggio e alla pubblicazione delle prime Linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo5.
Nonostante ciò, le raccomandazioni di Sabatini del 1987 rimangono sostanzialmente disattese, e tanto nella comunicazione istituzionale, quanto nel linguaggio comune è evidente una radicata resistenza, anche da parte delle donne, ad adottare un linguaggio rappresentativo di entrambi i generi.
Linee Guida Parlamento europeo
Nel 2008, Il Parlamento europeo ha pubblicato La neutralità di genere nel linguaggio usato al Parlamento europeo, un opuscolo sull’uso del linguaggio di genere all’interno dei propri atti.
Il testo, tradotto in tutte le lingue ufficiali dell’UE, racchiude una serie di “orientamenti intesi ad assicurare che in tutti i documenti parlamentari sia utilizzato come norma e non come eccezione un linguaggio neutro dal punto di vista del genere”.
Tali orientamenti non esprimono tuttavia un obbligo, ma sono da intendersi come un “invito” al personale tecnico che redige i documenti ad attenersi alle linee guida “per la redazione di tutte le pubblicazioni e comunicazioni scritte” interne all’Istituzione. Il testo sottolinea, tuttavia, “la necessità che i traduttori, nel tradurre nella propria lingua, si attengano fedelmente e accuratamente ai testi originali. Qualora sia chiaro che l’estensore di un documento utilizza intenzionalmente un linguaggio specifico per genere, il traduttore ne rispetterà le intenzioni. Per questo motivo è importante che i redattori all’interno del Parlamento europeo siano pienamente consapevoli dei principi del linguaggio neutro dal punto di vista del genere” (p.8).
Il testo riconosce inoltre la necessità, per ciascuna lingua ufficiale, di individuare “una soluzione terminologica non sessista, che sia conforme alle usanze del Paese e che tenga conto della legislazione e delle direttive nazionali, nonché di altre fonti autorevoli in materia”.
Nella versione italiana del vademecum si osserva che “in Italia il dibattito su un uso non sessista della lingua è ancora agli esordi, e nella lingua correntemente usata dai media, e in particolare dalla stampa, nonché nel parlato e nello scritto comuni, si utilizzano a tutt’oggi pochissimi neologismi e si tende a usare il maschile con funzione neutra”.
A partire dalla consapevolezza che la lingua italiana non dispone di un genere neutro e che al genere maschile viene riconosciuta una valenza generica, l’opuscolo elenca una serie di “speciali accorgimenti e determinate tecniche redazionali” che possono contribuire alla redazione e alla traduzione dei testi in italiano del Parlamento europeo, che rispettino per quanto possibile la neutralità di genere.
Tra le altre cose il vademecum consiglia di specificare mediante l’uso dell’articolo il genere di tutti i sostantivi epiceni (ossia declinabili senza variazioni sia al maschile che al femminile), come ‘presidente’ (il presidente o la presidente), ‘giudice’ (il giudice o la giudice), ‘assistenti di volo’ (gli assistenti o le assistenti).
Note
1 Melania Mazzucco, Articolo determinativo femminile, Prefazione a P. Di Nicola, La Giudice. Una donna in magistratura, Ghena, Roma, 2012, pp. 5-10.
2 Legge n. 7 del 9 Gennaio 2006
3 Manuale di stile – Strumenti per semplificare il linguaggio delle pubbliche amministrazioni
4 Misure per attuare parità e pari opportunità tra uomini e donne nelle P.A.
5 C. Robustelli, Linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo, Progetto Genere e linguaggio. Parole e immagini della comunicazione, Firenze, Comune di Firenze, 2012.
Bibliografia di riferimento
Gaetano Berruto, Fondamenti di sociolinguistica, Laterza, Bari, 1995.
La neutralità di genere nel linguaggio usato al Parlamento europeo, edito dal Parlamento europeo, 2008
Giulio Lepschy, Lingua e sessismo, in Nuovi Saggi di linguistica italiana, Bologna, Il Mulino, 1989, pp. 61-84.
Gianna Marcato (a cura di), Donna e Linguaggio, Atti del Convegno Internazionale di studi Dialettologia la femminile (Sappada-Plodn, 26-30.6.1995), Padova, Cleup, 1995.
Melania Mazzucco, Articolo determinativo femminile, Prefazione a Paola Di Nicola, La Giudice. Una donna in Magistratura, Ghena, Roma, 2012, pp.5-10.
Cecilia Robustelli, Lingua e identità di genere, «Studi Italiani di Linguistica Teorica e Applicata», XXIX, 2000, 507-527.
Cecilia Robustelli, Lingua, genere e politica linguistica nell’Italia dopo l’Unità, in Storia della lingua e storia dell’Italia unita. L’italiano e lo stato nazionale, Atti del IX Convegno dell’Associazione per la Storia della lingua italiana (Firenze, 2-4 dicembre 2010), Firenze, Cesati, 2011, pp. 587-600.
Cecilia Robustelli, Linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo, con prefazione di Nicoletta Maraschio, Progetto Genere e linguaggio. Parole e immagini delle comunicazione, Firenze, Comune di Firenze, 2012 (scaricabile da http://unimore.academia.edu/CeciliaRobustelli).
Alma Sabatini, Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma, 1987.
Maria Serena Sapegno (a cura di), Che genere di lingua? Sessismo e potere discriminatorio delle parole, Roma, Carocci, 2010.
trovo molto interessante la divulgazione dell’iniziativa e del testo La Giudice in modo particolare mi conforta vedere che venga ancora preso in considerazione Il sessismo della lingua italiana, testo di Alma Sabatini cui ho collaborato e di cui per anni sono stata “portavoce” anche presso la III Università di Roma con seminari ed altre iniziative. Sul tema ho tenuto per anni una rubrica su Il Paese delle Donne. Quindi grazie
Marcella Mariani
Grazie per il suo commento e la sua testimonianza. Sarei felice di poter sapere qualcosa in più sulla rubrica che teneva su Il Paese delle Donne, testata di genere che apprezzo molto.
Se lo desidera può scrivermi a carla.fronteddu@timeforequality.org
Grazie ancora,
Carla